Albero "Carlo Acutis": l'ordinario reso straordinario

 Il 21 novembre 2021, Giornata Nazionale degli Alberi, a Lanuvio presso l'Oratorio Parrocchiale Don Bosco piantumato dai ragazzi un albero dedicato a Carlo Acutis.

"NIENTE DI QUESTO MONDO CI RISULTA INDIFFERENTE" è stato il tema affrontato durante l'incontro che ha preceduto la piantumazione, ricordando come in un'ottica integrale ogni realtà, ogni azione, ogni gesto, ogni essere vivente, ogni cosa è interconnessa!

Una mattinata di formazione sulle istanze della Laudato si' che ha coinvolto più di 50 persone desiderose di ricomprendere la propria collocazione all'interno di un mondo in costante trasformazione e che interpella a scelte responsabili capaci di convertire i nostri stili di vita all'insegna della cura della casa comune.







CARLO ACUTIS, un ragazzo giovane che ha reso la sua "normale vita" un "racconto straordinario", accogliendo anche le difficoltà con il sorriso e ispirando molti giovani come lui a puntare in alto.

Una delle frasi che amava ripetere è un vero invito a spendere la propria vita in modo consapevole e  intelligente, valorizzando le cose davvero importanti: 

“Noi nasciamo originali, e poi moriamo da fotocopie“

I social sono stati il suo canale privilegiato di comunicazione: ha saputo abitare questi luoghi con amore, prendendosi cura di chi aveva bisogno.

Per lui "la Rete non è solo un mezzo di evasione, ma uno spazio di dialogo, di conoscenza, di condivisione, di rispetto reciproco, da usare con responsabilità, senza diventarne schiavi e rifiutando il bullismo digitale; nello sterminato mondo virtuale bisogna saper distinguere il bene dal male" ha detto il Card. Vallini il giorno della sua Beatificazione.

Questo scrive Cecilia Gaiolo autrice di uno dei molti libri a lui dedicati: "Carlo era un ragazzo di Milano con una vita assolutamente normale: amava l’informatica e lo sport, i gatti e la natura, frequentava il liceo (e neppure con voti eccellenti), ma ha permesso a Dio di trasformare la sua quotidianità in un capolavoro. Non è dovuto arrivare in India o in Perù per ‘vivere da santo': si è consumato per gli altri negli ambienti che frequentava (casa, scuola, gruppo di amici…). Se la santità ci sembra qualcosa di distante o impossibile, di ‘grande’ e spaventoso, Carlo ci insegna che basta far posto a Gesù ogni giorno di più e cominciare ad amare davvero chi abbiamo accanto”.





















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